La “Ricostruzione futurista dell’Universo” non poteva non toccare anche l’abbigliamento. La progettazione e ricerca di un abbigliamento “antiborghese” come espressione artistica accessibile alla massa, è stato il primo passo verso la democratizzazione della moda e quindi verso l’avvento del nostro prêt-à-porter.Fra i maestri del Movimento Futurista, Giacomo Balla è colui che ha dedicato maggiore interesse all’abbigliamento. D’altro canto la “Ricostruzione futurista dell’Universo” non poteva non toccare anche l’abbigliamento, il più quotidiano degli eventi, da affrontare nell’ottica di un rinnovamento radicale, rivoluzionario.
L’approccio dei futuristi alla moda muove dalla affermazione che la moda è arte: è da questa affermazione che parte l’opinione ancora oggi condivisa da molti creatori di moda di appartenere al mondo dell’arte.
L’approccio dei futuristi alla moda muove dalla affermazione che la moda è arte: è da questa affermazione che parte l’opinione ancora oggi condivisa da molti creatori di moda di appartenere al mondo dell’arte.
- l’abito è considerato dal Movimento come segno linguistico per esprimere uno stile di vita, concretamente per esprimere i postulati futuristi;
- l’introduzione del colore,
- e poi l’uso del taglio per esprimere la novità rispetto al passato: non per nulla il collo a V ha avuto la sua origine nel 1913 in ambiente futurista;
- rinnovamento assoluto della linea che perde la connotazione costrittiva ed acquista soluzioni moderne più ampie;
- l’uso dell’accessorio -i“modificanti” in terminologia futurista- da applicare in modo creativo per cambiare e rinnovare costantemente la struttura dell’abito.
La moda non doveva essere solo per un elitè,ma doveva estendersi a tutti.
Se la moda è arte, adatta al mondo futuro, ecco che con essa l’obiettivo può essere facilmente raggiungibile. Con il vestito -che deve però seguire i canoni futuristi-, l’arte é portata nelle strade; ma perché l’abito di tutti i giorni sia una forma estetica deve poter cambiare l’aspetto continuamente e lo farà attraverso i “modificanti”, accessori, elementi geometrici di tessuto o colore,applicati secondo la creatività di ognuno.
L’aspirazione del futurismo è quella di trovare linguaggi nuovi, un codice di segni che significano ed esprimono i concetti propri del Movimento di velocità, luce, e creatività sempre in trasformazione, emozioni in continua evoluzione. Dunque anche per l’abito è necessario trovare le modalità opportune perché attraverso di esso si possa esprimere una perenne novità: Balla del resto affermava “si pensa e si agisce come si veste”. Il vestito è il segno immediato, autorappresentativo del “nuovo”, segno ideologico dell’innovazione e dell’orientamento verso il futuro dei
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Progetto originale Balla 1930/courtesy Ass. Culturale Futur.ism |
Nel “Manifesto della Moda femminile futurista”, firmato da Volt nel 1920, si legge che la moda deve abbandonare “le false insegne della distinzione e della sobrietà” e che bisogna spezzare “tutti i freni che le (alla moda) impediscono di correre, trasvolando sulle vertigini dentate dell’assurdo”….“La moda femminile non sarà mai abbastanza stravagante. Anche qui, noi cominceremo con l’abolire la simmetria. Faremo dei decolletés a zig-zag, maniche diverse l’una dall’altra, scarpe di forma colore e altezza differenti.”


L’elemento più stravaganza, almeno nei manifesti, è rappresentato dai materiali per confezionare l’abito. I futuristi si appellano “alla carta, al cartone, al vetro, alla stagnola, all’alluminio, alle maioliche, al caucciù, alla pelle di pesce, alla tela d’imballaggio, alla stoppa, alla canapa, ai gas, alle piante fresche e agli animali viventi.”
Anche in questo ambito dobbiamo sottolineare la modernità dei futuristi.
Passeranno anni perché le loro idee coagulino in qualche realizzazione concreta; ma il tempo giocherà a loro favore e potremo vedere sulle passerelle le placche metalliche, le plastiche e le maglie di acciaio, la latta e il rame utilizzati da Paco Rabanne e da Versace e più recentemente le scaglie di pietra lavica, gli abiti in foglia di sughero, o in carta di Marella Ferrera. Realizzazione meno stravaganti, ma che sembra attingere ai suggerimenti futuristi, è l’utilizzazione sempre più diffusa di tanti materiali tecnologici, come il PVC o la lana di vetro o il neoprene mescolati a fibre nobili e naturali.
Anche in questo ambito dobbiamo sottolineare la modernità dei futuristi.
Passeranno anni perché le loro idee coagulino in qualche realizzazione concreta; ma il tempo giocherà a loro favore e potremo vedere sulle passerelle le placche metalliche, le plastiche e le maglie di acciaio, la latta e il rame utilizzati da Paco Rabanne e da Versace e più recentemente le scaglie di pietra lavica, gli abiti in foglia di sughero, o in carta di Marella Ferrera. Realizzazione meno stravaganti, ma che sembra attingere ai suggerimenti futuristi, è l’utilizzazione sempre più diffusa di tanti materiali tecnologici, come il PVC o la lana di vetro o il neoprene mescolati a fibre nobili e naturali.
Se in ambito maschile le realizzazioni più interessanti dei futuristi sono i gilet progettati da Balla, per l’ambito femminile bisogna rivolgere l’attenzione agli abiti e i tessuti simultainés di Sonia Delaunay che trascinerà in qualche modo il segno delle idee futuriste nell’alta moda francese del tempo, orientandola ancora in campo artistico ma verso ricerche cromatiche cubiste.
Successivamente Balla si dedicherà anche a progetti di abiti femminili. L’abito futurista femminile non ha caratteri specifici. La novità che anticipa i tempi è l’eliminazione, partendo dal presupposto della emancipazione femminile, di tutto ciò che poteva essere inteso come distintivo della femminilità e l’inserimento nell’abbigliamento femminile di elementi maschili come la cravatta.
Quindi immaginiamo che anche l’abito femminile debba essere, come si legge nel manifesto di Balla “dinamico, aggressivo, urtante, volitivo, violento, volante, agilizzante, gioioso, illuminante, fosforescente, semplice e comodo, di breve durata, igienico, variabile”. Tutto ciò non è altro che la trasposizione dei principi del futurismo sulla porzione dell’universo rappresentato dall’abbigliamento.
Ma la moda futurista è presente anche nell'attualità:
La sfilata di Laura Biagiotti a Milano Moda Donna è un autentico omaggio al Futurismo e a Giacomo Balla.
È una declamazione futurista a dare il via al defilè, i cui capi riproducono motivi, grafismi e ricami tratti dal movimento di Marinetti e Giacomo Balla.Ma la moda futurista è presente anche nell'attualità:
La sfilata di Laura Biagiotti a Milano Moda Donna è un autentico omaggio al Futurismo e a Giacomo Balla.
Un omaggio non solo dettato dalla passione, ma dalla consapevole scelta in colui che aveva individuato nella moda il sistema più incisivo di penetrazione nel gusto contemporaneo, facendola rientrare nell’utopia futurista di trasformazione del mondo, a partire proprio dai primi abiti futuristi confezionati nel 1912.
In accordo con questo mood, Laura Biagiotti ha creato una collezione energizzante, dinamica, gioiosa, contraddistinta dalle asimmetrie. Prevale la maglieria, dal poncho bicolore a mo’ di fazzoletto al tubino che definisce la silhouette. È un tripudio di dettagli, inserti colorati e polimaterici, come si denota nelle spalle costruite ad hoc per gli abiti, nelle giacche, nei paletot, nei pantaloni slim con le pinche e nelle gonne-design lunghe al ginocchio.